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i Fiammiferi - S05E01 - Go Dante Go Go Go Go Dante Go Go Go
Jersey Vice: puntata “pilota” il 25 novembre Alessio Giorgetta
“Allora questo è l’ultimo anno, prometto” oppure “Ormai ho una certa età per questo Festival” sono
frasi che puntualmente ripeto ogni anno da 5 anni a questa parte prima di partire per il Primavera
Sound. Frasi che puntualmente vengono disattese perchè la voglia di partecipare a questo evento
fa ormai parte di me.
E’ su questo che basa la sua forza il festival “Created in Barcelona” da Gabi Ruiz & Co. ormai 18
anni fa e che si sta affermando come uno degli eventi musicale più importanti al mondo: c’è uno
zoccolo duro di aficionados, una sorta di fan base che ogni anno cresce sempre di più, diventa più
numerosa. Tanti piccoli Big Jeff che crescono. Perchè è vero, una volta che inizi col Primavera
Sound non riesci più a smettere.
Non è solo l’aspetto musicale a coinvolgere così massicciamente un pubblico tanto numeroso
(secondo gli organizzatori l’edizione appena finita ha visto partecipare ben 210.000 esseri umani);
anzi, mai come quest’anno, la Line-Up è stata criticata dai puritani del festival Catalano per lo
spostamento dell’offerta musicale verso sonorità tendenzialmente più “Black” e meno “Guitar”
oriented. Si è parlato di Cachellizzazione e lo stesso Gabi Ruiz, autentico deus ex machina di
questa kermesse, ha parlato di “svecchiamento del pubblico”.
In realtà quello di quest’anno è stato un esperimento che ormai va consolidandosi da un po’ e
creare il giusto equilibrio tra i fuzz di uno straordinario Ty Segall e la potenza delle basi di A$AP
Rocky di fatto rende la line-up appetibile a molte più persone. Io da amante della chitarra elettrica
(nemmeno suonata con troppa grazia) quest’anno ho dato molte chance all’esplorazione di territori
non propriamente miei: oltre al già citato A$AP, ho visto Tyler, The Creator e Vince Staples
rinunciando così a gruppi che mai mi sarei sognato di saltare come Beach House o Deerhunter.
E volete la verità? Mi sono divertito da matti ed ho dovuto ricredermi su tutte i pregiudizi circa la
presenza di certi rapper ad un festival come il Primavera. Si mi han fatto saltare come un matto,
molto più, ad esempio, degli Arctic Monkeys, vere e proprie star del festival con fan accorsi solo
per loro già dal pomeriggio. Concerto piuttosto insipido, iniziato con 10 minuti di ritardo rispetto
all’orario (so che vi suona strano ma al Primavera Sound iniziano tutti sempre in orario) e finito 15
minuti prima.
Vince Staples ha fatto saltare anche le pietre dei gradoni del Ray-Ban stage al contrario invece
dei Cigarette After Sex, gruppo che aspettavo trepidante, che li ha fatti addormentare.
E vabbè, il Primavera Sound è anche questo. Spesso molti dei tuoi “idoli” deludono le tue
aspettative. Ma il più delle volte invece avviene il contrario: sai già che Bjork sarà una bomba ma
certo non ti puoi immaginare che il suo show sia tanto coinvolgente ed emozionante, perfetto con
una scenografia da far invidia ad un film di Spielberg. Qualcuno ha detto “Bjork sta scrivendo la
storia del Primavera sound”; mai affermazione mi trova più d’accordo.
Oppure sai anche che gli Slowdive sanno come commuovere anche il più duro dei metallari ma
non potevi certo immaginare una folla di oltre 30.00 persone in religioso silenzio ad ascoltare la
splendida voce di Rachel Goswell chiudere il set con “Golden Hair”.
Tante le sorprese quest’anno: dai coloratisimmi e ferschissimi Superorganism ad un trascinante e
messianico John Maus, da un Ariel Pink in splendida forma ai Grizzly Bear sontuosi e delicati.
Impossibile non menzionare tutta l’area Bits, la così detta spiaggetta per il popolo del festival, dove
Gabi Ruiz è riuscito a realizzare un vero e proprio festival-nel-festival interamente dedicato al la
club culture e dove fin dalle prime ore del pomeriggio abbiamo assistito a set memorabili quali
quelli di Four Tet, Floating Points, Peggy Gou o Levon Vincent.
E’ stato un grandissimo Primavera Sound quest’anno. E dire che ce lo dovevamo aspettare dal
giorno di apertura quando gli Spiritualized hanno, probabilmente, fatto il più bel live di sempre,
sicuramente il più bel live che io abbia mai visto, all’Auditori Rockdelux un Mercoledì di fine maggio
Jason Pierce mi ha fatto versare più lacrime che in tutta una vita intera.
Le emozioni che si provano, infatti, sono l’aspetto che ogni anno portano così tante persone
ancora una volta al Parc del Forum, poco importa se ti perderai dei concerti. Poco importa se i tuoi
idoli quest’anno non sono venuti. Sai già che verrai ripagato dal vedere l’alba coi tuoi amici ogni
giorno.
E allora io non lo dico più che questo è stato l’ultimo. Io l’anno prossimo ci torno al Primavera
Sound.
Francesco Marinelli
Written by: Francesco Marinelli
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