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i Fiammiferi - S05E01 - Go Dante Go Go Go Go Dante Go Go Go
Jersey Vice: puntata “pilota” il 25 novembre Alessio Giorgetta
Quando il Cinema Lumiere di Pisa (autore di una programmazione sopraffina ormai da anni) ha annunciato una data dei Notwist, i miei occhi hanno brillato. Quella luce di adolescenza inquieta passata ad ascoltare “Neon Golden” ad occhi chiusi è di colpo balenata di nuovo e per un attimo sono tornato quel sedicenne amante del post-rock che, sotto sotto, non se n’è mai andato.
La sala è piena, sold out, ed è un piacere per me vedere che di ex-adoloscenti nostalgici ce ne sono tanti. Il palco invece è un tripudio di strumenti, c’è davvero poco spazio per muoversi, anche perché il telone del cinema è quasi completamente srotolato: non esiste live dei Notwist senza visuals, quei visuals che hanno reso così celebri i loro live. A dominare la scena, però, è una postazione synth imponente, centrale. Protagonista. Ah, nessun laptop: tutto rigorosamente e “germanicamente” analogico.
Arrivano nel silenzio i 6 bavaresi guidati dai fratelli Acher. Applausi di rito, un breve inchino e poi il menù della serata raccontato direttamente dalla voce del cantante, Markus (“i primi 45 minuti faremo musica per spettacoli teatrali, film e skatch radiofonici. Poi usciremo e se vorrete sentirci ancora vi basterà battere le mani e noi torneremo”).
La prima parte, infatti, è interamente dedicata al più assurdo dei dischi dei Notwist, quel “The Messier Objects” ispirato dalle pubblicazioni della Ghost Box Records e che prende il nome da Charles Messier, astronomo cacciatore di comete francese del 1700 famoso per aver per primo catalogato corpi celesti diversi dalle stelle.
Il disco, ed anche la prima parte del live, è un susseguirsi di “Objects”, sonorizzazioni ambientali in cui vari suoni ottenuti con strumenti e tecniche insolite (il suono dello xilofono suonato con l’archetto del violino, ad esempio) si fondono in un’orgia post-rock di rara e onirica bellezza. Il tutto è, naturalmente, condito dai visuals improvvisati in diretta da Anton Kaun, artista e amico fedele della band.
I primi 45 minuti volano via. Ovviamente ne vogliamo ancora e dopo qualche minuto di applausi e urla di approvazione, la band esce per il primo encore: nell’ordine vengono eseguite Kong – Pick Up the Phone – One With the Freaks – Men of Station – Gravity. È il delirio, esaltazione totale. Alcuni tra i classici più intramontabili della band e non solo si susseguono uno dietro l’altro. Ma manca ancora qualcosa. Non può finire così. Secondo encore, parte Consequence e il pubblico si scioglie. La cantiamo insieme alla band (“Leave me paralyzed, love / Leave me hypnotized, love”). Il finale però è riservato ad una splendida Gone Gone Gone che ci lascia ancora più soddisfatti e felici. Bravi Notwist, gli anni passano ed è un vero piacere invecchiare con voi.
PS. Più tardi dopo il live incontriamo la band nel vicoletto e ci scambiamo due chiacchiere: chissà, magari nel 2020 si sentirà qualcosa di nuovo dei Notwist?
Francesco Marinelli
Written by: Francesco Marinelli
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